Il nuovo visto per investitori è per coloro che posseggono almeno 500.000 € o per coloro che li investono effettivamente?

 

Le autorità italiane sono riuscite nel non facile compito di rendere criptiche le procedure per il nuovo visto per investimenti di almeno 500.000 €, che invece era stato concepito come visto a procedura trasparente ed accelerata (fast-track) nella Misura 44 del provvedimento “Destinazione Italia”.

Il visto per investitori di rilevanti somme era previsto come misura per attirare gli investimenti diretti esteri nel provvedimento “Destinazione Italia” risalente al 2013

MISURA 44 provvedimento “Destinazione Italia”

2.3 Un Paese che attrae il capitale umano L‟economia della conoscenza si fonda sul concetto di rete e sulla capacità delle nazioni di essere magneti del talento, nell‟università, nella ricerca, nel lavoro qualificato. Per questo motivo, con Destinazione Italia non si vogliono attrarre solo capitali finanziari, ma anche risorse umane qualificate che possano elevare il livello innovativo dell‟economia italiana. Misura 44: I VISTI COME STRUMENTO DI ATTRAZIONE  Problema/opportunità: i visti sono una leva strategica per attrarre e trattenere talenti e innovazione e devono essere utilizzati come incentivo all‟ingresso in particolare verso gli investitori, gli studenti, i ricercatori e, più in generale, i lavoratori altamente qualificati. Lo snellimento delle procedure di rilascio dei visti è prioritario, nel rispetto del Sistema Schengen, per rendere l‟Italia un Paese che accoglie flussi di mobilità qualificata. Anche i visti turistici offrono un potenziale straordinario in termini di promozione e sviluppo di relazioni, con ampie ricadute economiche sui territori, potenziale che deve essere sviluppato attraverso un‟offerta di servizi consolari adeguata a una domanda in forte aumento, anche in prospettiva EXPO 2015. Soluzioni: Introdurre procedure fast-track per il rilascio dei visti ad alcune categorie di stranieri, evitando di creare nuove tipologie di visti e quindi nuove procedure e modifiche normative che richiederebbero anni per produrre pienamente i loro effetti:  Visto “startup” per chi sceglie di costituire una startup innovativa in Italia e assicura un piano di impresa e una disponibilità minima di fondi da stabilirsi (venture capital, angel investors, fondi propri dell‟investitore, ecc.);  Visto per chi effettua un investimento significativo in un business italiano che sostiene o accresce i livelli di impiego. Saranno definiti criteri di valutazione consistenti in una soglia minima di investimento (es. 500.000 euro) o di numero di posti di lavoro generati;

Dopo un primo tentativo di introduzione di tale tipologia di visto nel 2014 e 2015 per “imprenditori di societa’ che svolgono attivita’ di interesse per l’economia italiana che effettuano un investimento significativo in Italia, che sostiene o accresce i livelli di reddito” nell’ultimo decreto visti per l’anno 2016 si puntualizza che tale tipo di visto è rivolto ad “imprenditori che svolgono attività di interesse per l’economia italiana che prevede l’impiego di risorse proprie non inferiori a 500.000 euro e provenienti da fonti lecite, nonché la creazione di almeno tre nuovi posti di lavoro;”

Dopo un periodo di silenzio da parte delle autorità è stata pubblicata questa nota nel sito del consolato italiano ad Hong Kong e ripresa il 15 febbraio 2016 nel sito della Farnesina sui Mercati Esteri:

VISTI PER INVESTIMENTO IN ITALIA

Visto per investimenti di interesse per l’economia italiana (lavoro autonomo)

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 dicembre 2015, il cd. Decreto flussi

(pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 26 del 2.2.2016), prevede due importanti novità per la concessione

di visti per lavoro autonomo per la categoria imprenditori, volte in particolare a favorire gli investimenti

stranieri in Italia.

I parametri di riferimento sono:

• il potenziale investitore straniero deve disporre di un piano di investimento (business plan) e di risorse proprie provenienti da fonti lecite non inferiori ai 500.000 euro;

• il piano di investimento (business plan) deve prevedere la creazione di almeno tre nuovi posti di lavoro che deriveranno dalla realizzazione del piano imprenditoriale.

Alla dimostrazione dell’interesse per l’economia nazionale secondo tali criteri, che è la condizione fondamentale per la concessione di tale tipologia di visto, si sommano gli altri requisiti formali e le condizioni di carattere generale già previsti dalla legislazione per accedere al visto di lavoro autonomo,

tra cui:

• la dimostrazione di disporre di un reddito annuo, proveniente da fonte lecita, di importo superiore al livello minimo previsto dalla legge per l’esenzione della partecipazione alla spesa sanitaria (al 2016, circa 8.500 euro);

• l’attestazione riguardante le risorse finanziarie occorrenti per l’esercizio di una attività in Italia, rilasciata dalla CCIAA competente, che non può essere inferiore al triplo dell’assegno sociale annuo (al 2016, il triplo è pari a Euro 17.492).

Tale nota non chiarisce i criteri di valutazione da parte delle autorità della liceità delle fonti. Come ho scritto in un precedente articolo “Luci ed ombre del nuovo visto per investitori”  tale mancanza di chiarezza rischia di allungare di molto la procedura, poiché mentre era relativamente semplice per le autorità controllare la liceità del reddito annuo “proveniente da fonte lecita, di importo superiore al livello minimo previsto dalla legge per l’esenzione della partecipazione alla spesa sanitaria (al 2016, circa 8.500 euro) per importi non inferiori ai 500.000 tale controllo è più complesso e fin dal rilascio del Nulla Osta di sicurezza da parte delle Questure la procedura invece di divenire più rapida rischia di allungarsi a dismisura.

Appare a questo punto non giustificato, e fonte di ulteriori ritardi, richiedere ancora la “la dimostrazione di disporre di un reddito annuo, proveniente da fonte lecita, di importo superiore al livello minimo previsto dalla legge per l’esenzione della partecipazione alla spesa sanitaria (al 2016, circa 8.500 euro);”

Come è non giustificato, e fonte di ulteriori ritardi, continuare a pretendere “l’attestazione riguardante le risorse finanziarie occorrenti per l’esercizio di una attività in Italia, rilasciata dalla CCIAA competente, che non può essere inferiore al triplo dell’assegno sociale annuo (al 2016, il triplo è pari a Euro 17.492)” Attestazione che poteva avere un senso prima della introduzione del limite minimo di investimento di 500.000 €. Tale attestazione al momento diventa priva di senso e portatrice di ulteriori ritardi in una procedura che doveva nascere “fast-track”!

A meno che il Ministero degli Affari Esteri non intenda fare una distinzione tra capitale nella disponibilità dell’investitore (500.000 €) e capitale effettivamente necessario per avviare una specifica attività (almeno 17.492 €) In quel caso entrerebbero nel gioco solo gli imprenditori, onesti si spera, con disponibilità di capitale di almeno 500.000 €, ma che non dovrebbero per forza investire subito tale somma, essendo sufficiente predisporre un business plan che preveda almeno un investimento iniziale pari ai parametri indicati dalle Camere di Commercio e l’impegno ad assumere almeno 3 persone. Tale mia interpretazione andrebbe avvalorata o smentita dalle autorità altrimenti si verrà a creare una situazione di caos in tutt’Italia e presso i consolati italiani all’estero.

Giovanni Papperini