Era passato poco tempo dalla morte di Giorgiana Masi nel maggio del 1977 quando un amico calabrese in vacanza a Roma viene a trovarmi.  E’ sconvolto da quanto ha appreso quel giorno in una mensa universitaria: “Ad uccidere Giorgiana era stato il fidanzato, che per il rimorso aveva poi tentato di suicidarsi”

La notizia mi ha angosciato ma non me la sono sentita di andare dalla polizia, esponendo sia me stesso che il mio amico a chissà quale iter giudiziario ed al pericolo di ritorsioni da parte di chi già aveva deciso di attribuire la colpa ad “agenti in borghese della polizia”.

Oltretutto non era una notizia che avevo ricevuto da chi era a conoscenza diretta dell’accaduto, e non ero affatto sicuro che il mio amico avrebbe confermato quando mi aveva detto e, soprattutto, che lo avrebbero fatto gli studenti universitari dai quali aveva tratto la notizia.

Poi il tempo è passato ho pensato ad altro, a laurearmi a lavorare ecc. e non ho più pensato al caso.

In questi giorni vengo a sapere dell’uscita di un libro del giornalista Concetto Vecchio su Giorgiana Masi, indagine su un mistero

La cosa mi incuriosisce e mi ricordo della vecchia confidenza dell’amico crotonese. Mi dispiace anche venire a sapere delle traversie dell’agente Giovanni  Santone in fuga da 40anni di sospetti e decido di cominciare a pubblicare dei tweet sull’argomento per cercare di riordinare le idee e capire come è andata veramente la questione.

Naturalmente, non avendo partecipato di persona alla manifestazione né avendo mai parlato con chi vi ha partecipato non ho nessun elemento di prova sulla colpevolezza del fidanzato della povera Giorgiana, per me potrebbe essere stato chiunque ad ucciderla. Tuttavia rivedendo articoli di giornali, prese di posizione, dichiarazioni postume del ministro dell’Interno di allora Francesco Cossiga l’ipotesi dell’omicidio per errore da parte del fidanzato mi sembra non meno plausibile di altre possibilità.

Ho rilevato alcune contraddizioni in quello che riporta la maggior parte della stampa italiana, propensa a pensare ad un “omicidio di stato”.

In particolare Aldo Cazzullo nel 2001 su La Stampa con il titolo “Quel simbolo chiamato Giorgiana” scrive come se fosse un dato sicuramente assodato che Giorgiana “Cadde all’improvviso, lasciando la mano del fidanzato, come senza motivo. Poco sangue per terra, sul corpo; appena un buco nella schiena. Morì in mezz’ora, al pronto soccorso del Regina Margherita. Aveva 19 anni. Il giorno dopo il fidanzato che la teneva per mano, Gianfranco, tentò di uccidersi con il gas. Lo salvò il padre, Goffredo, carabiniere”

Se questa circostanza risultasse agli atti come sicura come avrebbe potuto molti anni dopo Cossiga “dichiarare a Farina che Giorgiana Masi, morta in una manifestazione a Roma il 12 maggio 1977, fu uccisa per errore dal fidanzato, Cossiga dichiara a Farina. A Roma le manifestazioni contro la «polizia assassina» si moltiplicarono. Le indagini sul fidanzato della Masi? Bloccate, dice Cossiga, esortando i magistrati (chi erano?): «Non aggiungiamo dolore a dolore». Come ha scritto Pietro Laporta in Italia Oggi  nel settembre del 2011? Cossiga usò abilmente Farina per diffondere interpretazioni che non reggono Aldo Moro fu ucciso dai poteri sovietici mentre gli alleati Nato guardavano altrove

Quindi anche se avessi denunziato all’epoca alla Polizia quello che avevo sentito non sarebbe servito a nulla!

Nel corso degli anni pur non essendo stata emessa alcuna sentenza sui colpevoli da parte dei giudici la “verità” ufficiosa della responsabilità della Polizia per l’assassinio di Giorgiana Masi ha contagiato gran parte della stampa italiana e del web. Coloro che prospettano verità alternative vengono sbeffeggiati come “revisionisti” se non peggio o persone che cercano di sfruttare l’argomento per ricavarne un utile personale come vendere più copie di un libro.

Coloro che sbraitano tutti i giorni contro le fake news non alzano un dito contro le affermazioni “certe” della responsabilità della Polizia nell’assassinio di Giorgiana Masi.

Chi osa prospettare una verità diversa viene deriso ed accusato di voler “infangare la memoria di Georgina Masi” come se cercare la verità sul suo assassinio significasse infangare la sua memoria.

Certo se poi si scoprisse che veramente è stato il fidanzato ad uccidere per errore Giorgiana sarebbe palese una pesantissima omertà di quelli che all’epoca erano studenti ed oggi ricoprono magari ruoli importanti nella società.

Omertà per paura di ritorsioni? Per una sorta di “fratellanza”, per un viscerale odio verso la Polizia e Kossiga? Per motivi ideologici?

Giovanni Papperini